Donne di Sardegna: dal matriarcato del neolitico alle minatrici del Sulcis

Sardegna antica di bellezze dove i colori e i profumi della terra si mescolano con i volti celati delle donne che hanno sulle spalle una storia di matriarcato vecchia di secoli; un matriarcato barbaricino solido, dalle radici profonde e tramandate nei gesti e nelle tradizioni fino all’era moderna che non ha intaccato il cuore fiero […]

Sardegna antica di bellezze dove i colori e i profumi della terra si mescolano con i volti celati delle donne che hanno sulle spalle una storia di matriarcato vecchia di secoli; un matriarcato barbaricino solido, dalle radici profonde e tramandate nei gesti e nelle tradizioni fino all’era moderna che non ha intaccato il cuore fiero di spose madri e sorelle. Le donne sono forti in ogni luogo  e tempo, tenaci e pazienti, proiettate verso il futuro ma sempre con il piede al presente; e come molti altri luoghi anche la Sardegna ha dato alla storia grandi donne.

Partendo dai primordi testimoniati dai numerosi e recenti ritrovamenti archeologici possiamo respirare ancora oggi la forte presenza soprattutto nel Neolitico e nell’Eneolitico e  il peso della sacralità  femminile che ha attraversato i secoli arrivando fino a noi intatto, dalle necropoli scavate nel calcare delle rocce, dalle  domus de Janas che tradotto significa ” casa delle fate” magici luoghi dalla  planimetria a forma di utero, oppure con le sembianze di una dea.

L’immensa bellezza della Sardegna si estende e si ramifica nelle sue donne e le rappresenta, cosi come loro rappresentano l’isola, in uno scambio eterno; dal passato veggenti, fate maghe, e divinità dal grande ventre popolano leggende e storia , realtà e fantasia e guardano con occhi compiaciuti alle donne contemporanee che hanno protetto  la loro terra,  rendendola immutata nel tempo, con  le tinte inconfondibili e il suo profumo, dato dai fiori che ricoprono l’isola. Donne antiche, leggende, fantasmi, guaritrici, spose e streghe, inquisite e adorate nelle statue rupestri,   riprodotte da mani esperte nelle manifatture di oreficeria o sulle etichette dei vini pregiati, lavoro paziente affidato ancora oggi alle donne.

Dalle più famose alle sconosciute,  le donne sarde tessono la storia giorno dopo giorno, mantenendo vivi i fuochi di una grande e antica cultura da  Adelasia di Torres, a Eleonora d’Arborea, regine di Sardegna, da Donna Lucia Delitala Tedde, una nobildonna che combattè contro i Savoia nel Settecento,  a Maria Antonia Serra Sanna e Pasca Devaddis, che nel 900 fecero  tremare gli uomini, alla grande Grazia Deledda,  e poi Adelasia Cocco  prima donna medico condotto nel 1915; Donna Ninetta Bartoli sindaco di Borutta eletta nel 1946;  fino alle più recenti:  Maria Carta, la reporter Elisabetta Loi,   le minatrici del Sulcis Elisabetta Zurru e Valentina Saias, uniche donne italiane a lavorare in miniera, l’imprenditrice  Daniela Ducato, Claudia Lombardo, prima donna presidente del Consiglio Regionale della Sardegna e tutte le donne sconosciute che sono però  il volto dell’isola.

Sardegna pensata e considerata solo luogo esotico, paradiso delle vacanze, ogni anno centinaia di persone calpestano un suolo ricco di valori e tradizioni, dove il matriarcato ha lasciato significative tracce, stralci di fasti medievali e lotte tribali, credenze, suggestioni, e superstizioni, terra dove le donne sono tenute in grande considerazione, evolute e discrete, impegnate sulla via del progresso ma con un bagaglio culturale e storico inestimabile.

Foto di Gabriele Airi

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